P. Astley e il Circo.

 

Il Circo è, nell’immaginario collettivo, il centro nevralgico di un insieme di conoscenze legate al corpo e al benessere in quanto espressione di massima tecnica e grande consapevolezza.

Premettendo che, ormai, le pratiche circensi sono andate ben oltre il virtuosismo e, oggi, a tutti è permesso accedere a queste conoscenze. Chiunque, quindi, può esprimere se stesso attraverso un corpo ben allenato e pienamente soddisfatto perché allontanato da tensioni, gare, performance e quant’altro.

Pura felicità senza controindicazioni o frustrazioni.

Ma a chi si deve la concezione moderna del circo, chi è considerato il padre del circo in senso moderno?

Sicuramente Philip Astley (1742-1814), militare inglese arruolato nel 15° battaglione dei Light Dragoons, armigeri a cavallo (prese parte alla guerra dei Sette anni).
Nel 1766, ormai sergente maggiore, Astley lascia l’esercito, si sposa ed inizia a tenere degli spettacoli equestri all’aria aperta, a Londra, in uno spazio a forma ellittica vicino a Westminster Bridge. Già altri prima di lui avevano presentato spettacoli con cavalli, ma Astley porta l’arte equestre ai massimi livelli dell’epoca introducendo figure e stili ancora oggi utilizzati. Del resto l’Inghilterra era il paese adatto al lancio di attrazioni equestri, non a caso aveva aperto le prime piste per le corse dei cavalli nel 1711.
Nelle sue continue esercitazioni Astley intuisce che la forza centrifuga gli permette di stare in piedi sulla groppa del suo purosangue Gibraltar quando questo galoppa lungo una traiettoria circolare. Da qui all’utilizzo di un’arena circolare il passo è breve e, nel 1768, si dà vita alla pista del circo.

Il successo è pressoché immediato e nascono numerosi emuli come Charles Hughes, le cui tournée sono documentate anche in Italia.

Philip Astley rimane però il punto di riferimento con la  sua Astley’s Riding school con la quale ottiene grande successo e da buon imprenditore comincia a costruirvi attorno dei cancelli e dei padiglioni per gli spettatori, fino a che, nel 1799, vi aggiunge una copertura e l’arena viene rinominata Astley’s Royal Amphitheatre of Arts.

E’ a questo punto che l’artista inglese pensa di fare un altro passo avanti: migliorare lo spettacolo inserendovi dei musicisti, un uomo forte, un giocoliere, un funambolo, dei cani ammaestrati, degli acrobati in piramidi e il pezzo comico del sarto conosciuto come The Tailor’s ride to Brentford.
Alle esibizioni equestri unisce numeri di varietà ed animali ammaestrati: mixate tutto e avrete lo spettacolo del circo moderno. E’ questa, infatti, la struttura caratteristica del circo ancora in uso ai nostri giorni. Ad Astley va anche il merito di aver inserito per primo delle scene comiche tra il ringmaster ed i clowns. Un classico di tutti i circhi del mondo.
Dopo il successo londinese Astley, attorno al 1780, porta la compagnia in tournée in Francia e fonda a Parigi l’Amphitheatre Anglais Astley. Qui una normativa gli vieta di esibire prodezze e acrobazie su palco, consentendole solo sui cavalli. E’ allora che l’astuto britannico monta una grande piattaforma sopra alcuni cavalli per presentare egualmente i propri spettacoli. In Francia Astley influenzerà lo stile dei Franconi, così come quello di tutti quanti si dedicheranno all’arte in quegli anni.
Nel 1794, tornato in patria, Philip deve assistere alla rovina del suo anfiteatro distrutto dalle fiamme. Lo ricostruisce, ma nel 1803 è abbattuto da un altro rogo, che questa volta causa anche la morte di alcuni suoi familiari. Non si dà per vinto. L’anfiteatro viene di nuovo ricostruito. Philip Astley esce definitivamente dalla scena del mondo nel 1814, quando ha 72 anni. Ma lascia una invenzione che non è mai tramontata, il “più grande spettacolo del mondo”.

Fonti:

Alessandro Serena – Storia del Circo edito da Bruno Mondadori.

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