Meditazione.
Importante per il controllo del pensiero è lo Yoga e la meditazione. Dobbiamo acquistare la capacità di eliminare i pensieri dannosi cercando di non tenerli in noi per troppo tempo (con il rischio che possano mettere radici).
La meditazione non è altro che soffermare la nostra mente su una forma o su un oggetto più a lungo possibile scandagliodoli pezzo per pezzo e concependone le differenti varietà. Se penso, appunto, ad un fiore, mi soffermerò sulla rosa, su tutti i suoi particolari e poi sulle sue qualità e sulle altre tipologie esistenti e così via. Possiamo ancora controllare con continuità la mente applicando l’attenzione in semplici azioni come lavorare, leggere, meditare appunto, contare i grani della corona, cantare i Mantra, aiutare gli anziani, curare i malati.
Come in un quadro di Pollock, tenteremo di vedere l’opera prima in ogni suo punto ripetendo l’esercizio continuamente fino a che non riusciremo, a mente tranquilla, a fermarci su un unico particolare.
Dovrebbe essere praticata per tre/quattro sedute durante la giornata e, in particolare, la mattina presto alle 8 e poi alle 16 ed alle 20.
Impedendo alla mente di vagabondare inutilmente, riusciremo a conquistarci un controllo tale che niente ci sembrerà impossibile: posso, riesco, è facile, saranno le uniche parole ammesse. Questo ci permetterà di non collaborare con la nostra mente in qualsiasi suo viaggio, ci aiuterà a sfoltire i rami secchi per rinforzare ancora di più noi stessi e le nostre capacità.
La meditazione, come per qualsiasi neofita di qualunque altra attività, non è facile perché ogni tentativo di raccoglimento sarà assalito da tutti i tipi di crucci, ci assalirà l’impossibile ma non dobbiamo disperare. E’ naturale che la nostra mente sia rivolta verso gli oggetti esterni o i pensieri grossolani (è Svabhava, cioè natura, indole). L’uomo è troppo attaccato al corpo, alle attività, alle proprietà, alla casa, alla famiglia, al luogo e agli oggetti che gli procurano piacere e soddisfazione.
Tutti i nostri tentativi contribuiranno al miglioramento, alla comprensione e allo sviluppo della nostra forza spirituale. Gradualmente, arriveremo ad essere coscienti di tutto e cominceremo ad avere un certo distacco per le azioni passate che ci hanno fatto star male allontanando i pensieri molesti del presente. Attraverso la pratica della meditazione, con la pazienza e la costanza, allontaneremo la sfiducia e lo sconforto.
Iniziamo, quindi, col chiudere gli occhi per pensare ad una qualsiasi cosa, purché sia piacevole. Potrà aiutarci anche l’incontro con anime illuminate, il Satsanga (sat = vero, sanga = compagnia), persone che si uniscono per dialogare, ascoltare, riflettere, meditare ponendo come obiettivo il raggiungimento della realtà e della verità.
Nell’Induismo, ad esempio, la compagnia di persone spiritualmente elevate è considerata una vera e propria pratica spirituale (che porta l’uomo più vicino a Moksha, liberazione) come la lettura dei testi sacri e la ripetizione del Mantra.
Quando, infine, avremo allontanato ogni pensiero o Sankalpa, raggiungeremo l’Assoluto o Jivanmukti. Arriveremo, così, ad essere in testimoni (Sakshi) dei nostri pensieri, saremo in grado di controllarli per poi elevarci al di sopra di essi, soffermandoci nel puro stato di coscienza, dove non esistono più.